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Api Cultura

Andrea mi ha chiesto di scrivere qualcosa sul mio miele e quindi eccomi qua.

Innanzitutto, caro Andrea, si dice ‘apicoltore’ e non ‘apicultore’.
Il ‘coltore’ e quello che le alleva, il ‘cultore’ e colui che le ama…
Poi, in effetti, adesso che ci penso, sono più un ‘cultore’ che un ‘coltore’ delle api, e forse hai ragione tu a scrivere ‘apicultore’.

Poi che dire?
Allevo api da quasi 5 anni. Dopo 10 anni passati in un ufficio a pigiare tasti davanti allo schermo di un pc ho finalmente deciso di dedicarmi a un lavoro all’aria aperta e di grandi soddisfazioni grazie a quei meravigliosi insetti che sono le api.

Il miele che produco viene raccolto dalle mie ‘ragazze’ in parte in valle susa e in parte nell’astigiano.
Cerco sempre di far trovare alle mie api prati e alberi fioriti per cui, nel corso dell’anno, sposto le casette per seguire le fioriture via via disponibili.

A maggio quindi tutte nell’astigiano, probabilmente la zona più vocata a livello nazionale, oltre che per i ben più famosi tartufi, per grossi e qualitativamente impareggiabili raccolti di chiarissimo miele di acacia.

Poi si torna in valle. Le arnie, a gruppi, vengono spostate in varie zone.
Sulla montagna di Chianocco, a qualche centinaio di metri di dislivello dal mitico ristorante di Andrea e Giorgia si produce un ottimo miele di tiglio, dal sapore lievemente mentolato e dal colore ambrato.
A Mattie le api raccolgono nettare dai numerosi castagni, producendo il miele forse il più apprezzato alle nostre parti, dal sapore decisamente amaro.
In val Clarea e sulla montagna di San Giorio un eccellente millefiori (che personalmente ritengo il più buono, ma lì va a gusti).
Se la stagione è adatta (ergo fa molto caldo) porto qualche arnia a 1800 metri, dalle parti del colle delle Finestre, dove le api fanno festa sui rododendri e producono un miele dal sapore delicatissimo e dal gusto leggermente vanigliato.

Verso fine luglio di nuovo tutte in vacanza (si fa per dire, le api lavorano sempre!) nell’astigiano a sfruttare il lavoro di una farfallina che si chiama ‘metcalfa pruinosa’. La metcalfa ha la particolarità di mangiare foglie ed espellere zuccheri sotto forma di una sostanza che ricopre la vegetazione di una patina scura e appicicaticcia e che le api (e Andrea nella sua cucina) apprezzano molto: la melata. Il miele di melata ha un colore scurissimo, quasi nero, ha un sapore che ricorda la frutta cotta e sovente piace molto alle persone cui il miele non piace, credo anche perchè è decisamente meno dolce degli altri mieli.

A settembre si torna in valle dove la fioritura dell’edera consente alle api di immagazzinare importanti scorte di polline per l’inverno.

Ho detto tutto?

ciao
manolo